
Ricordo di Renata Fonte a 33 anni dalla sua scomparsa
Un esempio per ieri e per oggi
Recuperare alla memoria l’immagine di una donna semplicemente “giusta” come l’ha definita don Ciotti, eroina per necessità, ovvero soltanto per la ferma coerenza ai principi di libertà e di giustizia, che dovrebbero far parte dello scorrere naturale delle cose e che invece qualcuno cerca spesso di mettere da parte se contrari ai propri interessi. Una donna colta, volitiva, coerente, appassionata, legata alle proprie radici e a quella cultura antropologica che rappresenta il più intimo humus del nostro modo di essere. Luoghi e tradizioni, il mare neritino e i riti magici, le bellezze di S.Caterina e le tarantate, tutto fortemente radicato, insieme alla passione di voler far tutto il possibile per esaltarne il valore e conservarne l’autenticità. Una donna “moderna”, qualcuno l’ha definita, soltanto perché non intendeva ricalcare le orme di quante, ancora negli anni settanta, accettavano di vivere ai margini e nell’ombra, rinunciando ad ogni forma di impegno sociale e avendo persino timore di attraversare le vie del centro cittadino. Una donna integrale, invece, Renata Fonte, impegnata nel sociale e in politica, leader naturale e attiva in ogni contesto. Fondatrice del Comitato per la salvaguardia di Porto Selvaggio e vera anima del gruppo, e poi consigliere comunale nelle fila del P.R.I., assessore alle Finanze e poi ai Servizi Sociali e all’Istruzione. Irriducibile nelle sue battaglie contro ogni devianza dalle leggi e contro i subdoli disegni di chi considerava la politica come strumento di potere e di ricchezza, resta l’unico ostacolo al piano di lottizzazione di Porto Selvaggio. Nessuna minaccia la fa indietreggiare, vittima ed eroina, appunto, soltanto per un atto d’amore verso la città e per aver voluto mantenere fede ad un impegno tacitamente sottoscritto con la gente neritina all’atto dell’elezione. Un modello di coerenza e di rispetto della legalità, un esempio da offrire ai giovani di oggi alla ricerca di sempre più rari modelli di riferimento positivi e ai politici. Una persona troppo presto dimenticata dall’ingratitudine dei suoi concittadini, che forse cominciano soltanto ora a comprenderne il valore, accolta invece a braccia aperte dal movimento Libera che l’ha compresa tra i 900 nominativi delle vittime di mafia.
Enrico Longo