
La Festa della Donna
La Festa della Donna
Che cosa ci spinge a riproporre, ancora una volta, la festa della donna?
Non più certamente le giuste rivendicazioni di un tempo, quando chiedevamo il suo riscatto da una intollerabile condizione di subalternità e di alienazione, di sfruttamento, di isolamento tra…i fornelli di casa.
Non più, perché oggi la donna riveste ruoli e funzioni importanti, in casa e nel lavoro, nella vita sociale e nella politica, nella cultura, nella scienza.
Si, è ancora vittima, talvolta non pienamente tutelata, di sempre nuovi misfatti, ma lo è per arbitrio, non per assenza di legge.
La giornata della donna vuole essere, dunque, giusta attenzione al suo modo di essere, di “essere donna”; tributo a una presenza carica di spirituale significato, riverente omaggio alla fresca bellezza della giovinetta e alla calda dolcezza della madre.
La donna che crea la vita nel suo grembo e la tutela nel corso degli anni…
La donna, perno centrale, su cui si costruisce la famiglia, che tiene unita col calore della sua sensibilità…
La donna: preziosa, insostituibile, unica.
No, questa festa non ha il carattere della rivendicazione, né è semplice ossequio ad una data iscritta in calendario.
Se celebriamo la donna è perché la vita, la famiglia, gli affetti contano ancora qualcosa.
E allora, dalla parte delle donne, “finalmente, ricostruiamo più onestamente la storia
Il sesso debole
Quando Dio creò il mondo
fece il cielo, poi le stelle,
fece il sole, l’acqua, il mare,
tutte quelle cose belle
che possiamo rimirare:
gli animali della terra,
i volatili del cielo,
piante e fiori, campi verdi:
un paradiso per davvero.
Tutto questo ben di Dio
fu da Lui apparecchiato
per un essere da fare
che volea re del creato.
Fece l’uomo, forte e bello
con sapienza ed intelletto
ed a lui concesse il mondo:
era l’essere perfetto.
Ma Adamo per la terra
s’annoiava da morire,
non sapeva cosa fare:
tutto il giorno giù a dormire.
Non aveva passatempi,
né un istante d’allegria,
solo e mesto, poverino,
sguardo triste e capo chino.
Quindi Dio presto s’accorse
che quest’uomo intelligente,
con ragione ed intelletto
no, non era poi perfetto!
Gli mancava qualcosina
forse uno stimolatore
un qualcuno più dotato
che svegliasse dal torpore
quel plantigrado annoiato.
Inventò la fantasia
l’impastò con l’inventiva,
prese poi dalla credenza
tanta tanta effervescenza.
Il miscuglio sì ottenuto
Lui aggiunse piano piano
a una costola d’Adamo
che già s’era addormentato.
Nacque Eva, sua compagna
a cui Dio diede in potere
di tenere col guinzaglio
quel suo baldo cavaliere.
Fu così che ad ogni impresa
fu quell’uomo ammaestrato
dalla mite e remissiva
sua compagna nel creato.
E a ben leggere la storia
senza occhiali affumicati
si vedrà come la donna
abbia invero preparati
gli importanti accadimenti,
le scoperte e gli accidenti.
Scoprirà che Messalina
fu a Nerone consigliera
di pensar sera e mattina
a trovar l’idea più fiera.
E non furon le Sabine
a crear quel grande impero
che con glorie e tante imprese
riunì il mondo intero?
Si, perché Romolo e Remo
eran bravi veramente
ma per troppa timidezza
non sapevan fare niente.
Furon esse tutt’a un tratto
dei Romani a fare il ratto.
Poi la storia fu traviata
dal bel naso di Cleopatra
che da Roma Antonio mosse
e all’impero diè le scosse.
Ed al nuovo continente
fu Colombo indirizzato
dalla sposa che sapeva
per che cosa fosse nato.
Una vita pien di doglie
a Colombo diè la moglie,
dispettosa e prepotente,
con la lingua assai pungente!
Costringeva essa il tapino
a sgobbar come un facchino:
spolverare,cucinare,
dar la cera, rammendare,
aver cura del bambino.
Corse allora da Isabella,
che a sua volta a Ferdinando
ne facea una ogni tanto:
ai fornelli e alle pianelle
preferì le caravelle.
E Fiammetta a Giovannino,
e Beatrice al sommo Dante
suscitaron l’attenzione
per un’opera importante.
Leopardi ebbe da Silvia
le sublimi ispirazioni
ed a Laura Petrarca
dedicò le sue canzoni.
Chi condusse ad un’impresa
grande, eroica, senza eguale
Agamennone ed Achille
e l’Ettorre ormai immortale?
Fu una donna, come sempre,
il movente della storia:
lei a pensar sempre l’imprese
ed agli uomini la gloria.
Questo, invero, è il maschilismo,
un inganno, un pregiudizio.
E sarà sempre così
fino al giorno del giudizio.
Ma lasciam l’uomo tranquillo
e facciamogli pensare
che davvero ancora possa
su qualcosa comandare.
Dai primordi abbiamo avuto
noi le leve del potere,
noi la stanza dei bottoni:
noi portiamo i pantaloni!
Enrico Longo